In base a un sondaggio circolato qualche mese fa, il 12% degli uomini britannici si sente in grado di segnare almeno un punto in una partita di tennis contro Serena Williams. La migliore risposta resta questo video, diventato virale. Applicando la stessa logica al motociclismo, non molti di noi scommetterebbero di battere in volata, che so, Fabio Quartararo. Ma se al posto di Quartararo mettessimo il nome di una donna, le risposte cambierebbero di certo. Lo sa bene Maria Herrera, una delle pochissime donne pilota a gareggiare ai livelli più alti: spagnola, 23 anni, già pilota in Moto3, in Supersport 300 e 600, quest’anno ha partecipato alla prima edizione della MotoE World Cup con il team Openbank Angel Nieto. Ora la aspetta un inverno di allenamento, anche per recuperare un infortunio al ginocchio, e una settimana bianca con gli amici (“adoro sciare, amo la velocità”). Impegnata con Campus Femenino, un’organizzazione che promuove la presenza delle donne negli sport a motore, Herrera non si lagna e non si erge a simbolo, si presenta più che altro come una ragazza cui piace andare in moto: tuttavia, si dice fortunata perché “mio padre, un motociclista, ha sempre creduto in me”, ammette che “nel paddock invece non è sempre così”, e che spesso deve “lavorare molto più di un maschio per far vedere quel che vale”. Eppure, lei Fabio Quartararo in volata l’ha battuto almeno una volta (nel CEV, a Jerez nel 2014).
In occasione del GP di Valencia l’abbiamo incontrata per un’intervista congiunta insieme a Paddock Sorority.
1 – Com’è stato guidare una MotoE, in confronto a quelle cui eri già abituata?
“La prima volta è stato davvero incredibile! La moto era molto grossa e molto pesante per me, ho dovuto ripensare il mio stile di guida. Con questa moto devi avere una guida fluida, come con una Supersport 600, ma tenendo presente che il limite è molto diverso, perché questa moto è parecchio più pesante. In più, la moto è sensibile, e cambiando il setting anche di poco la moto cambia subito: una volta trovata la tua impostazione, però, puoi ritrovare il tuo stile e tutto va decisamente meglio.”
2 – A Misano, per esempio, si è visto un miglioramento nettissimo rispetto alle gare precedenti: cosa avevate fatto?
“Abbiamo avvicinato il manubrio! La moto così era molto più comoda, era l’assetto giusto, e ha funzionato alla grande. Nelle ultime gare, invece, ha influito il problema del freddo: non è facile trovare l’assetto per tenere in temperatura la gomma e avere il giusto grip al posteriore, e io devo lavorare più degli altri, che mediamente sono più alti e 20 chili più pesanti di me.”
3 – Le gare di Moto E prevedono per ora soltanto 7 giri: qual è la chiave per ottenere buoni risultati su un tracciato così corto?
“Partire bene, a cominciare dalla posizione in griglia: Di Meglio, per esempio, a Misano era tra i più veloci, ma partendo da dietro non è riuscito a combattere davvero per le prime posizioni. E ovviamente bisogna concentrarsi per fare perfettamente il primo giro.”
4 – Quanto è importante per te poter contare su una squadra stabile e su un ambiente solido, come quello che sembra offrirti il team Angel Nieto?
“Avere un team per tanti anni offre la possibilità di migliorare con meno pressione addosso: sai che il lavoro di oggi è anche per i risultati di domani. Quando penso al prossimo anno, so di avere a disposizione una buona moto e una buona squadra. Per me, la cosa più difficile è costruire una squadra che creda davvero alla possibilità di una donna campione del mondo.”
5 – Cosa ti sentiresti di dire a una bambina che voglia correre in moto?
“Divertiti, perché andare in moto è una sensazione stupenda! Goditi il momento, credi in te stessa e non porti limiti: se lavori davvero duro, puoi essere la campionessa del mondo!”
Ringraziamo Paddock Sorority e il team Openbank Angel Nieto Team per aver reso possibile questa intervista.