Fiuto, franchezza ed esperienza: con la sua storia quasi quarantennale nel mondo delle corse, prima come pilota e poi come manager, Hervé Poncharal è una delle figure chiave del paddock. Per questo, la sua analisi della prima stagione della MotoE World Cup e le sue previsioni per il futuro sono particolarmente interessanti. Fondatore e team manager della squadra francese Tech3, ma anche presidente in carica dell’IRTA (l’International Road-Racing Teams Association, che in dialogo continuo con Dorna costituisce il cuore stesso del grande circo della MotoGP), Poncharal ha conosciuto tutte le classi e ha lavorato con i piloti migliori, da Nakano a Norick Abe, da Carlos Checa a Marco Melandri, da Colin Edwards a Cal Crutchlow, da Andrea Dovizioso a Pol Espargaro, da Bradley Smith a Johann Zarco. Se dice che quello della MotoE è stato un gran debutto, perciò, bisogna credergli. Se fa autocritica dicendo che è meglio puntare su piloti “giovani anche se inesperti”, bisogna prestargli attenzione. E se prevede che l’elettrico possa accrescere il business del MotoGP, bisogna rizzare le orecchie.
1 – Qual è il suo giudizio su questa prima stagione della MotoE World Cup?
“Credo che sia stato un grande anno: il campionato si è deciso all’ultima gara della stagione, a Valencia, quando i titoli delle altre classi erano già stati assegnati, e questo prova come le corse siano state combattute fino alla fine. Francamente, le moto sono state molto meglio di quanto si aspettassero sia il paddock sia i piloti prima dei test d’inverno: come tutti abbiamo potuto vedere, le moto erano abbastanza veloci da regalarci un bello spettacolo! Tutto sommato, penso che sia stato un ottimo primo anno e che l’anno prossimo sarà tutto più facile. È stato un buon esordio per la MotoE in MotoGP: credo che ci sia un futuro per le gare elettriche, proprio come per la mobilità elettrica in generale.”
2 – Quali sono stati i pregi e i difetti principali?
“Il lato più positivo, come ho detto prima, è che le moto erano competitive: sembravano delle vere e proprie moto da corsa. Sai, quando le guardavi in televisione o in giro per la pista, potevi vedere che non c’era nulla che trattenesse i piloti dall’andare veloci. Abbiamo avuto alcuni bei momenti d’azione, il che è stato molto importante: buone moto ha voluto dire bello spettacolo e bella lotta. Il difetto più grande è stato, ed è ancora, la capacità della batteria: chiaramente poter fare solo sei o sette giri di gara è un po’ limitante. Nel 2020 e nel futuro immediato, la cosa non cambierà: tutti lavorano molto sulla capacità della batteria, ma non è un risultato che si ottiene dall’oggi al domani. L’ideale sarebbe poter fare qualcosa come dieci giri: ecco, dieci giri sarebbero un sogno, ma non possiamo aspettarcelo per la prossima stagione.”
3 – E invece qual è il giudizio sulla stagione del team Tech3 in particolare?
“Beh, il 2019 è stato il primo anno: la verità è che la maggior parte dei manager non sapeva quale fosse il profilo di pilota migliore da selezionare. Molti di noi pensavano che i piloti esperti, con una certa pratica di moto pesanti, sarebbero stati adatti per il primo anno, e tutti pensavamo ai piloti di gare di Endurance. Ma onestamente, fin dal primo giorno, abbiamo visto che non era la strada giusta: i piloti giovani, che arrivavano dai campionati minori di Moto3 e Moto2, erano sempre davanti. Nella nostra squadra abbiamo avuto Kenny Foray, che è un grande pilota di Endurance, ma che non è mai riuscito a capire come ottimizzare il rendimento della MotoE in una gara così breve; per esempio, faticava molto nella E-Pole perché non era abituato a dover essere veloce fin dal primo giro.”
“Dall’altra parte Héctor Garzò è stato davvero veloce, era sempre fra i primi tre. Senza la caduta in Austria, e senza il problema tecnico (non nostro, ma dell’organizzazione) che in gara uno a Valencia non ci ha permesso di correre con la giusta pressione della gomma, avrebbe avuto delle chances per conquistare il titolo di campione. In ogni caso sono molto contento di Hector e sono contento che i suoi risultati nella MotoE World Cup gli abbiano dato la possibilità di avere un contratto per due anni in un top team della Moto2 per il Campionato del Mondo. Questo ci dice che i giovani piloti avranno interesse a promuovere e a potenziare la loro carriera partecipando alla MotoE World Cup. In definitiva, sono abbastanza soddisfatto delle prestazioni del team Tech3: nel 2020 ripartiremo con due giovani piloti.”
4 – Cosa può dirci di loro?
“Sono Tommaso Marcon, italiano, 20 anni, e Lukas Tulovic, tedesco, 19 anni. Entrambi sono abituati a gareggiare su distanze piuttosto brevi, sono dei veri e propri piloti da sprint: spero davvero che con loro possiamo fare bene come con Garzò.”
5 – Sport, ma anche business: secondo la sua esperienza manageriale, la MotoE avrà la capacità di migliorare il giro d’affari del MotoGP?
“Oggi il futuro del pianeta, la sostenibilità, la riduzione delle emissioni di CO2 sono finalmente qualcosa cui si fa molta attenzione: è un argomento che io stesso ho molto a cuore. Insieme a Dorna e IRTA stiamo lavorando per organizzare operazioni chiave come “Kiss Mugello“, ” Kiss Misano“, “Kiss Barcelona” (KiSS sta per “Keep it Shiny and Sustainable” ed è un programma di sostenibilità ambientale e sociale che il MotoGP ha già messo in campo nei Gran Premi d’Italia, di San Marino e di Catalunya, ndr): ne faremo sempre di più in futuro, per raccogliere la plastica e le lattine di alluminio da riciclare durante le gare. Red Bull ci sta dando un grande supporto. Stiamo anche lavorando con gli hospitality nel paddock per non sprecare il cibo inutilizzato e farlo avere a chi ne ha bisogno. Chiaramente la MotoE rappresenta parte del futuro della mobilità, quindi è un bene per noi farne parte, sviluppare la tecnologia, soprattutto la batteria che è il limite principale per l’evoluzione della mobilità elettrica (per le auto come per le moto). Quindi sicuramente la MotoE ha la capacità di aumentare il business del MotoGP: le aziende che vogliono fare pubblicità attraverso le corse ma allo stesso tempo essere viste come aziende attente all’ambiente, “green”, con un know-how per l’energia ‘pulita’, avranno, credo e spero, interesse a unirsi a noi. Possiamo già vederne qualcuna, come EnelX, che è fornitore dei sistemi di ricarica e di energia prodotta da fonti ecosostenibili per ricaricare le batterie. Lo stesso hanno fatto alcune aziende di pannelli solari che hanno aderito. Se faremo bene il nostro lavoro, credo che ci sarà la possibilità per noi di attirare sempre più aziende, che vogliano essere associate al mondo delle corse ma non all’impatto di un motore termico.”