Nel recente GP d’Italia un pilota è stato squalificato per aver corso con la pressione delle gomme al di sotto del minimo consentito. Perché in MotoE la pressione delle gomme irregolare viene sanzionata mentre in MotoGP no?
Qualche settimana fa Mat Oxley, uno dei giornalisti più noti che si occupa di motosport, aveva letteralmente lanciato una bomba denunciando che squadre della MotoGP correvano con pressione delle gomme fuori dai limiti del regolamento.
A supporto della sua indagine, Oxley aveva mostrato i dati del GP di Spagna in cui quattro piloti avevano corso con pressione delle gomme sotto il limite consentito per più del 50% della durata della gara.
La vicenda è stata parzialmente ridimensionata quando sia le squadre che l’organizzatore del campionato hanno chiarito che l’anomalia era nota da tempo ma non veniva sanzionata mancando un sistema comune di misurazione della pressione dei pneumatici.
In pratica ogni team di MotoGP ha i propri sensori montati nel cerchione della gomma che misurano in diretta pressione e temperatura del pneumatico per tutta la durata della gara. Il fatto che non ci sia un sensore unico ma più sensori con diverse tarature e calibrazioni rende al momento impraticabile sanzionare chi adotta pressioni inferiori a quelle consentite dal costruttore dei pneumatici. La motivazione è che valori diversi di pressione potrebbero essere dovuti a letture meno accurate e non a reali valori fuori norma.
Giusto o sbagliato che sia, questa è la situazione in MotoGP fino alla fine del 2022, mentre dal 2023 la situazione cambierà. L’anno prossimo tutte le moto dello schieramento avranno un unico tipo di sensore per misurare pressione e temperatura delle gomme. A quel punto chi dovesse avere pressioni inferiori al consentito per più del 50% della durata della gara, verrà sanzionato.
MotoE World Cup 2022
La gallery del GP d’Italia della MotoE al Mugello
Questo è lo stato delle cose in MotoGP, ma anche la MotoE ha un problema con la pressione delle gomme? In MotoE lo scenario è un po’ diverso. La regola è sempre la stessa: chi scende sotto il valore minimo di pressione (1.8 bar in MotoE) per più del 50% della distanza di gara, viene squalificato.
Questo è esattamente quanto è successo ad Andrea Mantovani nel recente GP d’Italia al Mugello. Il pilota italiano, che correva per sostituire l’infortunato Bradley Smith, aveva concluso Gara 1 al terzo posto, conquistando il suo primo podio in MotoE. Purtroppo, ai controlli post-gara, è stato riscontrato che la pressione della sua gomma era di 1.78 bar, 20 millesimi di bar sotto il valore minimo consentito dal regolamento. L’irregolarità è stata probabilmente dovuta ad un errore di compensazione della temperatura ambiente da parte del team quando i meccanici hanno regolato la pressione dei pneumatici prima del via. Nei tre giorni di gara al Mugello, le condizioni climatiche sono variate molto e questo può aver indotto all’errore i meccanici di Mantovani. Ciò nonostante, il regolamento non ammette fasce di tolleranza, anche 1 solo millesimo di bar sotto il valore di 1.8 bar viene sanzionato con la squalifica.
Mantovani ha perso così il suo primo podio in MotoE, ma come ha detto il simpatico pilota italiano “mi sono tenuto il cappellino e la bottiglia di vino!”
Mantovani non è il primo pilota della MotoE ad essere stato squalificato per pressione irregolare dei pneumatici. Successe nel 2019 anche a Hector Garzò in gara 1 a Valencia ma il pilota di casa non ci rimise solo il podio ma anche le chance di vincere il titolo, titolo che in gara 2 venne conquistato meritatamente da Matteo Ferrari.
Ma perché la stessa irregolarità in MotoE viene sanzionata e in MotoGP no?
La differenza è dovuta al fatto che la MotoE è un campionato in cui tutto è standard e uniforme: le moto, le gomme, le sospensioni e anche i sensori. Poiché questi ultimi sono uguali per tutti e vengono forniti da Dorna attraverso il partener tecnico Dell’Orto, non sono possibili discrepanze dovute allo strumento di misura. In questo modo, se un sensore registra un valore sotto il limite e tutti gli altri sono nella norma, vuol dire che quel pilota ha effettivamente una gomma con pressione irregolare. A quel punto la sanzione viene applicata automaticamente e comporta la squalifica del pilota nella gara in cui si è riscontrata la violazione.
Ma perché, una volta che è si è appurato con certezza che la gomma ha una pressione inferiore a quella minima consentita, la sanzione è così drastica? Il motivo è legato alla sicurezza.
La carcassa di un pneumatico viene schiacciata quando è in contatto con l’asfalto mentre rimane indeformata per il resto del tempo. Questo fenomeno si ripete ciclicamente ad ogni rotazione della ruota. Nell’arco di una gara, la carcassa del pneumatico viene deformata migliaia di volte.
L’entità della deformazione è tanto maggiore quanto è più bassa la pressione della gomma. Una gomma molto gonfia resta più rigida mentre una più sgonfia si deforma più facilmente aumentando la superficie di contatto del pneumatico con l’asfalto.
Se la pressione è sotto il valore minimo consentito, la deformazione è maggiore di quella ipotizzata dal costruttore in fase di progetto. Una eccessiva deformazione della struttura, ripetuta ciclicamente per tutta la durata della gara, può causare la rottura improvvisa del pneumatico.
Per questo motivo, un pilota che entra in pista con una pressione delle gomme troppo bassa, è un pericolo per sé e per gli altri piloti, ed è per questo motivo che la sanzione è così netta e drastica.
Nei quattro anni di storia della MotoE, sono state comminate due squalifiche, a Mantovani e a Garzò, segno che la norma viene osservata regolarmente, tranne che in violazioni accidentali estremamente rare.
Quindi no, la MotoE non ha un problema con la pressione delle gomme.
MotoE World Cup 2022
La classifica del campionato
Foto: motogp.com e Michelin Motorsport
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