A una settimana dall’annuncio che sarà Ducati, nel 2023, a sostituire Energica come fornitore unico per la MotoE, abbiamo fatto due chiacchiere con l’amministratore delegato Claudio Domenicali. Il quale ci ha confermato che il primo obiettivo sarà fare una moto leggera. Magari con l’aiuto di certi “collaudatori” d’eccezione…
Chissà com’è Pecco Bagnaia a guidare una moto elettrica. Non è una domanda assurda. Perché, se è vero che il pilota Ducati, protagonista di un gran campionato, è più che mai lanciato nella classe regina, nei prossimi due anni gli potrebbe capitare di sentirsi chiedere un’impressione su una moto molto diversa, magari un prototipo, e lui potrebbe essere felice di darla, col solito “spirito di spogliatoio”. Claudio Domenicali, CEO dal 2013, giura che questo è uno dei punti di forza della formula Ducati. No ai compartimenti stagni: tecnologie racing che migliorano le moto da strada, ingegneri che si confrontano con i piloti, collaudatori alla Michele Pirro con un’esperienza super-trasversale anche in pista, piloti da primi posti in griglia che si divertono a fare i “collaudatori per un giorno” per svelare tutte le potenzialità di una Panigale portata al suo massimo. “È uno spirito di squadra che abbiamo costruito con tenacia in questi anni e che ci aiuterà tanto anche per lo sviluppo della moto elettrica – spiega Domenicali – così come il fatto di poter contare su un gruppo allargato, dove anche i cugini di Porsche, Audi, Lamborghini e così via stanno studiando versioni alternative dei loro motori. Nel gruppo quindi circola giù un certo know how, e ci sono già relazioni collaudate con i fornitori: tutti vantaggi che potremo mettere al servizio della moto elettrica di prossima generazione”.
Lo sviluppo di una MotoE lascia più carta bianca di qualsiasi altra progettazione. Come state affrontando il compito?
“È un target molto sfidante: progettare una moto leggera ma capace di mantenere prestazioni stabili per tutta la gara, quindi trovare un sistema di raffreddamento efficace… Ed è vero: non c’è ancora un regolamento, quindi teoricamente si potrebbe spaziare in tutte le direzioni. Però in realtà siamo partiti da questo: controllo del peso, durata minima e numero dei giri. Da quello deriva la quantità di energia necessaria e quindi poi, in funzione della chimica della batteria che abbiamo scelto, esce fuori la potenza. Tutto sulla carta, ovviamente…” (ride).
E nella realtà a che punto siete? Avete già montato qualcosa?
“No. Abbiamo appena cominciato a entrarci. Per ora abbiamo fatto solo prove “al banco” e prove chimiche. Abbiamo lavorato, cioè, sui singoli elementi, senza montare nulla: siamo all’inizio. Posso solo dire che abbiamo scelto la chimica più performante tra quelle di cui siamo a conoscenza. Tenendo ovviamente d’occhio anche i costi: la moto nasce come mezzo da competizione, quindi non ha le esigenze di mercato di una moto di serie, ma non può nemmeno avere un costo illogico”.
Sarà una moto più performante?
“Vogliamo realizzare una moto più performante dell’attuale, sì, ma siamo anche ben consapevoli che si tratta di un campionato monomarca, quindi non è necessario estremizzare la ricerca sui componenti. Ci interessa di più lavorare su tecnologie che poi possano essere esportate nel modello di serie, che è un po’ lo scopo ultimo del nostro coinvolgimento”.
Partire dal contenimento del peso è anche legato al tema della sicurezza? Una moto da 260 chili che va a sbattere contro a un pilota è un’energia enorme…
“Sì. Questa è una delle richieste dell’organizzatore e uno dei target. Non è facile, ma si può fare secondo noi un miglioramento non marginale”.
Il primo sistema di raffreddamento che abbiamo visto consisteva nel raffreddamento del casing, poi si è visto il raffreddamento interno della batteria ma ci sono ancora delle criticità: qual è la prossima fase?
“È vero, il raffreddamento è uno dei punti chiave da risolvere: quale soluzione avremo scelto è quello che vi spiegheremo molto volentieri …l’anno prossimo” (ride).
Ezpeleta ha detto che Ducati rispondeva a tutti i requisiti. Puoi dirci quali altri requisiti c’erano?
“C’è stata molta attenzione sulla sicurezza, in pista ma anche fuori, badando alle certificazioni, alle garanzie che il costruttore poteva offrire da ogni punto di vista. Si va alla ricerca di una performance superiore, è importante dimostrare che il campionato si evolve. Peraltro – lo voglio dire – pensiamo tutti che il costruttore attuale abbia fatto molto bene. Per fare un passo in più serviva una dimensione maggiore. Ducati è sicuramente più strutturata, ha un’esperienza importante in MotoGP… Pensiamo per esempio ai gestionali di gara, ai controlli di trazione, ai controlli di impennata… noi potremo derivarli direttamente dai software che già abbiamo, potremo scriverli direttamente in casa. Siamo in grado di realizzare un prodotto già pronto per il racing ma al tempo stesso più sicuro. Un buon controllo di trazione ci permette di portare al limite le prestazioni della gomma ma in modo totalmente sicuro perché controlla lo slittamento, lo scivolamento, è basato sulla piattaforma inerziale ed è quello che abbiamo anche sulla Panigale, quindi abbiamo ormai delle procedure piuttosto consolidate per sviluppare in pista e fuori”.
Questa contaminazione tra pista e fuori è uno dei vostri punti vincenti?
“Guarda, qualche giorno fa ero al telefono con Michele Pirro perché aveva appena girato a Vallelunga per validare le ultime modifiche apportate alla Panigale stradale del 2022: a un certo punto ha appeso perché doveva andare a Misano per girare in pista con la MotoGP. È una condizione abbastanza unica: abbiamo figure che spaziano dalla pista alla strada con una elasticità unica. Pecco Bagnaia si allena con la Panigale, ci dà dei feedback interessantissimi sulla moto, poi va a Misano e fa la pole con la MotoGP. Pensa te quando metteremo Pecco su una MotoE! D’altra parte questa è una caratteristica bella di questa generazione di piloti: hanno voglia di mettersi in gioco anche con le moto di serie. Devo dire che possiamo contare su un bello spirito di spogliatoio, che però non è casuale: ci abbiamo messo molto a costruirlo e comprende anche la nostra foltissima squadra di ingegneri. La tecnologia da sola rischierebbe di essere sterile: noi invece abbiamo gente come Michele Pirro o come Pecco Bagnaia a portare la tecnologia al suo massimo rendimento”.
L’obiettivo della MotoE è sempre avere piena potenza dal primo all’ultimo giro?
“L’obiettivo sarebbe certamente quello, ma l’efficacia reale delle soluzioni si potrà vedere solo in pista. Siamo anche in comunicazione continua con Porsche, Audi e di Lamborghini, che, come si sa, stanno a loro volta sperimentando versioni elettriche. Tutto il know how del gruppo, insomma, può esserci di grande supporto”.
Soprattutto al debutto della MotoE si è parlato tanto del “rumore”: come sappiamo, gli appassionati di moto fanno fatica a rinunciare al rombo del motore… Voi a cosa state pensando?
“Anche questo è un tema per l’anno prossimo. È bello che l’interesse per l’elettrico stia crescendo e noi ci sentiamo anche un po’ ambasciatori di questa tecnologia: saremo molto felici di divulgare le nostre idee appena saranno definitive”.
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