Alla vigilia del GP di Valencia con la Moto2 del team Gresini, abbiamo parlato con Matteo Ferrari del suo 2023 in MotoE, che il pilota di Rimini ha terminato sul podio per la quinta stagione consecutiva.
Matteo Ferrari dal podio nella MotoE 2023 alla wild card in Moto2 a Valencia – Dopo l’intervista a Mattia Casadei e quella di Paolo Simoncelli, subito dopo la chiusura del mondiale MotoE, avevamo in programma di parlare anche con Matteo Ferrari, terzo nella classifica finale del campionato. Per farlo abbiamo aspettato la settimana della sua wild card nel mondiale Moto2 a Valencia. Ferrari, infatti, avrà a disposizione una Kalex del team Gresini, che per l’occasione schiererà tre Moto2 per la gara al Ricardo Tormo di Valencia.
Riavvolgendo il calendario di qualche settimana per tornare alla conclusione del campionato del mondo MotoE, Ferrari ha iniziato dicendo che: “mi dispiace per com’è finita ma l’aspetto positivo è che sono riuscito ad essere veloce su tutte le piste. Ho finito al terzo posto, ancora una volta sul podio finale di categoria, un ottimo risultato, però mi è dispiacituo com’è andato il round finale, sulla pista di casa di Misano, in cui non sono mai stato in lotta per la vittoria”.
“Rivivendo la stagione a freddo ci sono state situazioni che avremmo potuto affrontare meglio, in primis l’Austria, da cui avrei potuto tornare a casa con 50 punti e invece ne ho presi solo 20. Quello è stato il momento più importante del mio campionato. Se lì non fossi caduto avrei affrontato gli ultimi due round del campionato in testa. Quando sei tu il primo, te la giochi in un altro modo, mentre, se sei l’inseguitore, devi sempre rincorrere e sperare che vada tutto bene, altrimenti perdi il treno.
A parte l’Austria, mi è dispiaciuto non essere competitivo sul bagnato. Con la pioggia, abbiamo migliorato rispetto al passato ma non abbiamo comunque trovato l’assetto giusto. Le sessioni affrontate sul bagnato sono state le qualifiche al Sachsering, gara 2 al Mugello e le gare a Silverstone. In tutte queste occasioni abbiamo sofferto.
Al Sachsenring tra pioggia e squalifica sono partito decimo in griglia. In gara 1 siamo stati bravi a recuperare posizioni e anche fortunati, così siamo riusciti ad arrivare fino al podio, ma, in gara 2, abbiamo perso punti per il solo fatto di partire dietro. Anche a Silverstone partivo dietro, e anche in quell’occasione non sono riuscito a recuperare durante la gara perché sul bagnato non ero a posto e non potevo attaccare gli altri piloti.
Se vuoi vincere un mondiale ma fai troppe battute a vuoto, poi è difficile recuperare. Abbiamo visto che in questi anni la media per vincere il campionato è stata di circa 16 punti a gara, il che vuol dire arrivare di media terzi in tutte le gare, non c’è tanto spazio per i passi falsi”.
“Tornando a quello che dicevo prima, sul finale del campionato, il round di Misano mi ha lasciato l’amaro in bocca. Sai, se perdi il mondiale giocandotela, va bene, ci sta, ma se sei tagliato fuori ancora prima del via, come è successo a me per la penalità in qualifica, è sconfortante. Nelle gare di Misano, eravamo tutti molto vicini perché avevamo fatto le sessioni di test per i pneumatici il giovedì, le prove libere e le qualifiche il venerdì, insomma, ora del sabato, tutti avevano messo a posto la moto; sorpassare in gara era molto complicato. Anche se un altro pilota era uno o due decimi più lento, non era sufficiente per fare un sorpasso senza rischiare di cadere.
Se riguardo i singoli successi nella stagione sono stati tanti ed emozionanti: ho vinto in Francia nonostate il long lap penalty, ho fatto pole, vittorie, podi, giri veloci. Non mi posso lamentare, sono stato veloce e la squadra ha lavorato bene, però come sempre ci si ricorda più l’ultima gara che non tutta la stagione”.
“Casadei ha fatto un grande 2023, è stato molto bravo. Ha iniziato la stagione un po’ piano, ha avuto un paio di battute a vuoto, ma nella seconda parte si è fatto trovare pronto a cogliere tutte le occasioni che gli si sono presentate. Dopo la pausa estiva ha recuperato un sacco di punti e ha chiuso il campionato con un vantaggio quasi eccessivo rispetto ai reali valori in campo, considerando i distacchi che di solito ci sono in MotoE. Mattia ha fatto una serie di vittorie nella seconda parte della stagione che gli hanno permesso di guadagnare tantissimi punti, dall’altro lato però c’è stato un calo da parte di Jordi Torres. Jordi è un pilota che è sempre stato molto costante, nei due anni in cui ha vinto il titolo, non ha mai vinto tante gare però riusciva ad ottenere sempre il massimo da ogni situazione. Quest’anno invece, negli ultimi due round, Barcellona e Misano, ha avuto un comportamento molto anomalo. Al Sachsenring era veloce ma a posto mentre a Barcellona per andare forte era molto al limite e infatti ha fatto due errori. Il primo è stato anche un gran rischio perché bastava veramente un centimetro in più per toccarsi con Casadei e finire a terra tutti e due. In quel caso, il mondiale sarebbe stata tutta un’altra storia”.
“Comunque, tornando a quello che dicevo prima, il finale del campionato mi ha lasciato l’amaro in bocca. Come si è visto soprattutto a Misano, in MotoE la qualifica è sempre molto importante perché in gara, soprattutto da metà stagione in poi, eravamo tutti molto vicini. Se guardiamo a tutto il 2023, al massimo si riuscivano a recuperare otto posizioni in gara, ma se tutto andava bene bene, non è una categoria dove si fanno le super rimonte. Quest’anno ho avuto diverse gare compromesse dal risultato della qualifica.
Sulle qualifiche ci terrei a dire anche un’altra cosa, non per giustificare il mio risultato, ma perché mi sembra giusto dirlo. Quest’anno ci sono state tante situazioni in cui alcuni piloti, sempre più o meno gli stessi, rallentavano o si fermavano in pista per aspettare di mettersi in scia ad un altro pilota. Un po’ ci può stare ma quello che è successo quest’anno è stato francamente esagerato e rischioso.
Le due penalità per caduta in regime di bandiera gialla che ho preso quest’anno ci stavano, il regolamento è chiaro, però che nessuno sia stato sanzionato per stare fermo in pista ad aspettare un altro pilota non va bene. Io, Jordi e altri piloti ci siamo lamentati con la direzione gara perché al di là dell’aspetto sportivo, è un rischio per la sicurezza. La strategia ai box ci sta, aspettare in pista no”.
Ferrari è uno dei quattro piloti che ha partecipato a tutte le edizioni della MotoE, insieme a Maria Herrera, Eric Granado e Mattia Casadei. Inevitabile chiedergli com’è stato questo primo anno con la Ducati V21L dopo aver corso i primi quattro campionati con la moto di Energica.
“All’inizio c’è stato parecchio divario tra i piloti, poi, sessione dopo sessione, i tempi sul giro si sono avvicinati molto. E’ stato un po’ la stessa cosa con Energica, solo che questa volta tutto è avvenuto molto più velocemente, grazie soprattutto all’elettronica. Il grosso limite della MotoE, sia prima che adesso, è che si può fare molto poco, a livello di set-up.
Durante i test avevamo lavorato molto bene, quindi alla prima gara eravamo già ad un buonissimo livello, mentre altre squadre, no, e ci hanno messo un po’ per trovare il giusto set-up, scegliere la mappa giusta, la migliore configurazione del freno motore e così via. Però le mappe alla fine sono tre, quindi prima o poi ci arrivano tutti a capire qual è quella che va meglio. Le moto poi sono tutte allineate nella zona di ricarica; quindi, uno si fa un giro e vede quello che va più forte che corona a montato, quando tiene lungo il forcellone, quanto sono alte le forcelle e così via. Fondamentalmente sul set-up, la competizione dura poco e tutti arrivano in fretta ad avere il set-up giusto; non è come nelle altre categorie dove ognuno è chiuso nel suo box e nessuno sa com’è configurata la moto del suo avversario”.
“Per le mappe è lo stesso: dopo un po’ tutti vanno con la stessa. Se ci fai caso, in uscita di curva, tutti acceleravamo allo stesso modo, non c’era nessuno che guadagnava o perdeva rispetto ad un altro, indipendentemente dal peso del pilota. L’unico modo di fare la differenza era in frenata e in ingresso di curva; da lì in poi andavamo via tutti pari. L’accelerazione è gestita dall’elettronica così tanto che non c’è modo di fare la differenza. Le moto sono tutte uguali, le mappe sono tutte le stesse, l’elettronica ti fa andare finchè non c’è sliding o spinning; il risultato è che in accelerazione andavamo via tutti uguali.
La moto è perfetta ed è fantastica da guidare però l’unico modo per fare la differenza è frenare forte e buttarti dentro in curva. Infatti, tutte le cadute che sono successe sono state causate dalla perdita all’anteriore per forzare la frenata, è l’unico modo per fare la differenza.
Ad inizio stagione la differenza l’ha fatta il set-up perché influenzava la durata della gomma anteriore. Alcuni piloti, infatti, avevano un calo dell’anteriore dopo pochissimi giri, mentre noi avevamo un set-up che ci permetteva di avere una performance costante per tutta la gara. Poi, a poco a poco, ci sono arrivati tutti ad avere il set-up che faceva funzionare bene la gomma per tutta la gara. Addirittura, ad un certo punto, Michelin ha abbassato il limite di pressione per le gomme, per aiutare un po’ di piloti che avevano problemi di surriscaldamento dell’anteriore”.
“Anche la scia, in gara, non faceva tanta differenza. Su rettilinei come quello di Barcellona o Mugello si sentiva, però era utile se eri secondo, terzo, al massimo quarto. Da lì in giù, quando eravamo in gruppo, tutti avevano la scia di quello davanti e non c’era più differenza. A Le Mans o al Sachsenring la scia era quasi inesistente.
Spero che l’anno prossimo potremo avere un’elettronica un po’ più libera e più variabili per il set-up meccanico, per poter fare un po’ più la differenza. Lo vedremo a febbraio, quando avremo i primi test del 2024 a Portimao. Intanto però mi godo questa wild card in Moto2, la aspettavo da un bel po’ “.
MotoE World Championship 2024
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